Nel 2022 anche i professionisti potranno ammalarsi

Approvato l’emendamento a tutela della malattia e dell’infortunio del professionista. La misura sarà introdotta dalla Legge di Bilancio 2022 e si tratta di un risultato storico per i liberi professionisti, ai quali sarà finalmente riconosciuto il diritto ad ammalarsi.

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Bufale scolastiche

La presenza di “classi pollaio”, l’alta percentuale di insegnanti precari, le scarse risorse destinate ai salari dei professori: sono davvero solo questi i problemi della scuola italiana?
I risultati degli studenti negli altri stati europei sembrano smentire la correlazione tra classi numerose e apprendimento, come anche sembrano suggerire che i miglioramenti più ampi e sicuri nella performance degli studenti avvengono quando i compensi degli insegnanti dipendono dall’impegno e dai risultati, premiando il merito.
Ricondividiamo questo interessante articolo di VersoDomani, realtà che si impegna proprio come noi a smuovere le cose in tutela dei giovani.

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Quasi uguali

La scuola italiana non garantisce agli studenti una qualità dell’istruzione sufficientemente omogenea.

È quanto emerge dai risultati delle prove INVALSI e dei test PISA, che oltre ad evidenziare un netto divario territoriale tra nord e sud individuano delle differenze importanti tra licei e istituti professionali.

Il sistema scolastico italiano, pur essendo pubblico e in gran parte centralizzato, risulta incapace di garantire un’istruzione di qualità a tutti e di fatto impedisce il raggiungimento di una vera uguaglianza di opportunità per ogni giovane, inceppando l’ascensore sociale.

Ricondividiamo questo interessante articolo di VersoDomani, realtà che si impegna proprio come noi a smuovere le cose in tutela dei giovani.

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Le fondamenta del declino: la scuola italiana

La scuola italiana è adeguata a fornirci gli strumenti per diventare cittadini responsabili? Fa abbastanza per garantirci un lavoro che ci permetta di vivere? È idonea a formare, che ci piaccia o no, la classe dirigente del futuro?

La maggior parte di noi è convinta di no. I problemi da risolvere sarebbero tanti e diversi, a partire dall’organizzazione delle materie così rigida e antiquata, fino all’abbattimento di un sistema ingessato che non premia il merito.

Ricondividiamo questo interessante articolo di VersoDomani, realtà che si impegna proprio come noi a smuovere le cose in tutela dei giovani.

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Non sono concorsi per giovani

Non passa mese senza che qualcuno dei nostri ministri ribadisca quanto sia importante creare nuove opportunità per i giovani laureati e disincentivare la “fuga di cervelli”. Com’è possibile allora che molti concorsi premino l’anzianità invece che le competenze?

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Focus

Bufale scolastiche

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I risultati degli studenti negli altri stati europei sembrano smentire la correlazione tra classi numerose e apprendimento, come anche sembrano suggerire che i miglioramenti più ampi e sicuri nella performance degli studenti avvengono quando i compensi degli insegnanti dipendono dall’impegno e dai risultati, premiando il merito.
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Focus

Quasi uguali

La scuola italiana non garantisce agli studenti una qualità dell’istruzione sufficientemente omogenea.

È quanto emerge dai risultati delle prove INVALSI e dei test PISA, che oltre ad evidenziare un netto divario territoriale tra nord e sud individuano delle differenze importanti tra licei e istituti professionali.

Il sistema scolastico italiano, pur essendo pubblico e in gran parte centralizzato, risulta incapace di garantire un’istruzione di qualità a tutti e di fatto impedisce il raggiungimento di una vera uguaglianza di opportunità per ogni giovane, inceppando l’ascensore sociale.

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La maggior parte di noi è convinta di no. I problemi da risolvere sarebbero tanti e diversi, a partire dall’organizzazione delle materie così rigida e antiquata, fino all’abbattimento di un sistema ingessato che non premia il merito.

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Attualità

Non sono concorsi per giovani

Non passa mese senza che qualcuno dei nostri ministri ribadisca quanto sia importante creare nuove opportunità per i giovani laureati e disincentivare la “fuga di cervelli”. Com’è possibile allora che molti concorsi premino l’anzianità invece che le competenze?

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