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I giovani hanno bisogno di lavoro (e anche di Nobìlita)

Lo scorso 25 settembre ho partecipato a Nobìlita, il festival dedicato alla cultura del lavoro. Si è parlato di temi molto discussi al giorno d’oggi, come la ricerca di personale e la necessità di nuove competenze, ma la presenza di alcuni speaker ha reso tutto molto stimolante regalandomi riflessioni preziose.

Se scrivo “Nobìlità” a cosa pensi?

Forse la famosa frase “il lavoro nobilita l’uomo”?

In effetti non avresti tutti i torti.

Nobìlita è il nome del festival sulla cultura del lavoro organizzato da Fior di Risorse (una community professionale nata su LinkedIn con più di 7.000 membri) e SenzaFiltro, la testata giornalistica dove si parla di lavoro senza tanti giri di parole (non a caso hanno scelto questo nome).

Si sono tenute le prime due tappe della quarta edizione, pianificata per la prima volta in tre città diverse: Ivrea, Imola e Bari.

Non avendo il dono dell’ubiquità ho potuto partecipare solo alla seconda giornata di Imola, ma non mi lamento in quanto era una giornata perfetta per i temi che ci interessano.

Aziende che non trovano lavoratori” e “Competenze giovani o giovani competenze?” sono i titoli dei due panel a cui ho assistito. Allettanti vero?

Il festival si è svolto all’autodromo di Imola, dove sono arrivata poco prima che iniziassero gli interventi (d’altronde la capacità di arrivare all’ultimo momento nonostante la partenza in largo anticipo è una delle mie specialità), così mi sono seduta tra le ultime file per dare meno fastidio possibile a chi invece era lì già da un po’ (prima o poi ce la farò anche io).

L’atmosfera era spettacolare, ascoltare le riflessioni di professionisti così eterogenei mentre si sente in sottofondo il suono delle moto che sfrecciano non capita tutti i giorni!

Oltre all’esperienza sonora fuori dal comune, sono rimasta colpita da alcune riflessioni che mi farebbe piacere condividere in questo articolo.

1. “Il lavoro ha bisogno dei giovani.”

Quando ho sentito questa frase mi sono emozionata al punto che avrei voluto alzarmi e fare la ola, ma per fortuna mi sono trattenuta.

Ad esprimere questo concetto è stato Alessandro Rosina, economista e professore di Demografia all’Università Cattolica di Milano, che ha ricordato come in Italia il mondo del lavoro ha bisogno dei giovani per sostenere una società con esigenze sempre più complesse.

È anche vero che i giovani sono sempre meno e, per compensare la loro riduzione demografica, dovranno potenziare le proprie competenze.

Ma cosa sono con esattezza le competenze? Come associarle alle professioni presenti e future? Come valorizzarle?

Questi sono i temi del dibattito tra alcuni relatori e ammetto che vedere dei professionisti porsi queste domande mi ha fatto sorridere, ricordandomi che il problema delle competenze non è solo un problema dei più giovani.

2. Prospettive sul lavoro a partire dalla scuola.

La scuola è un luogo in cui acquisire le competenze richieste nel mondo del lavoro, ma non si limita solo a questo. Essa infatti permette ai giovani di farsi un’idea, seppur approssimativa, sul lavoro che potrebbero svolgere in futuro.

Grazie alla testimonianza di Benedetta Bertellini, responsabile risorse umane presso ADR, ho scoperto che alcuni studenti si esercitano con macchinari risalenti agli anni ‘50, quindi ben diversi da quelli usati oggi nelle aziende.

“Se questi sono i macchinari quale prospettiva di lavoro può avere un giovane? È normale che questo lavoro possa non piacere.”

Diamine, ha proprio ragione!

Esercitarsi con degli strumenti moderni aiuta ad avere una concezione di quel mestiere più in linea con la realtà.

Anche le insegnanti di questi studenti ne sono consapevoli, infatti hanno chiesto la donazione di nuovi macchinari all’azienda di Benedetta che però vorrebbe investire in altro modo sulla formazione delle nuove leve.

Ciò ha suscitato un commento da parte di Debora Rosciani, conduttrice Radio 24 e moderatrice del dibattito, che ha ricordato come anche le aziende dovrebbero mostrare un minimo impegno perché “nessuno studente uscirà da scuola già pronto per il mondo del lavoro”.

Nonostante concordi con l’opinione di Debora penso anche che la presenza della giusta attrezzatura nelle scuole sia un dovere pubblico, un fattore da non dimenticare!

3. “Anche noi non accettavamo di lavorare gratis”

Al panel dedicato alle aziende che non trovano lavoratori è uscita fuori la solita idea del giovane che non ha voglia di farsi la gavetta e pretende uno stipendio da urlo al suo primo impiego.

Per carità, qualcuno che incarna questo stereotipo ci sarà ma non siamo tutti così! Per fortuna a sfatare questo pensiero ci pensa Osvaldo Danzi al quale viene chiesto come mai i giovani si scandalizzano se la remunerazione proposta al loro primo impiego rasenta lo zero.

La risposta di Osvaldo è semplicemente magnifica: “In realtà anche noi non accettavamo di lavorare gratis”.

In quel momento avrei voluto alzarmi in piedi, applaudire e gridare “BRAVO!!” ma visto che sono una persona riservata ho preferito farlo nella mia testa.

Finalmente qualcuno che dice le cose come stanno, del resto a chi piacerebbe lavorare gratis?

Per chi non lo conoscesse Osvaldo è recruiter, community manager di Fior di Risorse, editore di SenzaFiltro e oserei dire anche una bella palla al piede per tutte le aziende che si lamentano di non trovare personale ma poi non hanno neanche uno straccio di offerta di lavoro pubblicata sui loro siti.

D’altronde, come afferma Osvaldo, “i grandi imprenditori non hanno una cultura della selezione”. Giusto!

Prima ancora di avere un ufficio HR, creare una sezione “lavora con noi” sul sito o pubblicare un annuncio sulle varie piattaforme ci vuole cultura.

Sicuramente qualcuno che la pensa come Osvaldo ci sarà, altrimenti non sarebbe riuscito a creare una community così vasta, speriamo solo che le buone intenzione di imprenditori e manager che fanno parte di Fior di Risorse si trasformino in fatti concreti.

4. Scegliere l’ambiente lavorativo: un lusso per pochi.

In questa giornata si è discusso anche di come siano cambiati i criteri di scelta delle nuove generazioni, molto più attente a fattori quali l’equilibrio vita-lavoro o l’ambiente lavorativo.

La presenza di questi elementi influenza il candidato a tal punto che qualcuno, nonostante uno stipendio e una posizione di tutto rispetto, preferisce cercare altro.

Sia chiaro, non tutti hanno il lusso di poter scegliere, d’altro canto non siamo tutti ingegneri (perdonatemi la battuta, sono sicura che capirete l’ironia che c’è dietro)!

Ce lo rammenta anche Aurelio Luglio, co-fondatore e senior partner di ATMEN S.r.l., quando ci dice che nel mercato del lavoro non siamo tutti uguali. Alcuni cercano lavoro per sopravvivenza, altri invece possono permettersi di richiedere certi benefit.

A mancare infatti non è solo la cultura della selezione ma anche quella del lavoro. Per fortuna che ci sono festival come questi!

Anche se ho notato un aspetto su cui si potrebbe migliorare…

5. Giovani dove siete?

Dalle ultime file in cui ero seduta avevo una visuale abbastanza completa della platea, del palco e degli speaker, così, mentre si parlava di selezione, competenze e giovani mi sono guardata attorno e mi sono chiesta: “ma i giovani dove sono?”.

In platea non ce n’erano, o se c’erano avevano dai 30 anni in su (come la sottoscritta del resto).

È vero che ci sarà una terza tappa del festival, quella di Bari, interamente dedicata ai giovani e al loro incontro con le aziende, ma anche questi sono temi che ci riguardano, non credi?

Partecipare a questi eventi, ascoltare, fare domande è un modo per far capire che ci siamo, siamo attivi e pronti a sostenere una nuova cultura del lavoro.

Anche tra gli speaker i giovani scarseggiavano. Al primo panel c’era Alessandro Guerriero a riportare i risultati delle sue analisi, mentre al secondo nessun giovane ma solo professionisti.

È anche vero che nelle prime edizioni del festival si era cercato di coinvolgere di più le nuove generazioni e la loro partecipazione non era stata numerosa, sarà questo che avrà disincentivato la loro presenza in questi panel?

Fatto sta che così non va bene.

I giovani sono quelli che hanno più difficoltà nel trovare lavoro, quelli che ricevono stipendi più bassi, quelli di cui si parla spesso, ma senza di loro.

Quando si richiede la testimonianza di un giovane si tratta spesso di uno studente universitario o un laureato che aspira a lavorare all’estero.

Premettendo che non ho nulla contro chi studia e chi vuole viaggiare (anzi sono la prima a sostenere di farlo), ma non penso che avere solo questo tipo di testimonianze sia molto rappresentativo.

Tra i giovani c’è chi è rimasto a studiare nella propria provincia perché non può permettersi di andare nelle grandi città, chi ha scelto di lavorare fin da subito, chi lavora per l’azienda di famiglia ma vorrebbe fare altro…

Insomma ci sono tante voci e bisogna ascoltarle tutte, ma per farlo occorre che i giovani siano presenti a eventi come questo.

Ci sono persone più grandi di noi che la pensano diversamente dal classico imprenditore di vecchia data, ma se vogliamo davvero cambiare la situazione dobbiamo unirci al dibattito e farci sentire così da costruire insieme una nuova cultura del lavoro.

Quindi, in fin dei conti, cosa ne penso di Nobìlita?

È una gran bella iniziativa, ma il prossimo anno voglio vedere molti più giovani in tutte le tappe perché, come dice Alessandro Rosina, i giovani hanno bisogno di lavoro ma anche il lavoro ha bisogno di giovani.

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