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Il grande mercato dei beni anti Covid-19

L’esplosione della pandemia da Covid-19 ha generato un massiccio aumento della domanda di beni e attrezzature mediche essenziali per la gestione dell’emergenza sanitaria. Domanda che gran parte dei Paesi non era in grado di soddisfare: è aumentata così la dipendenza commerciale verso alcune economie ed è nato un nuovo mercato nero.

Sulla base dell’elenco dei prodotti e dei dispositivi anti-Covid individuati dall’Organizzazione Mondiale delle Dogane (WCO), è possibile evidenziare come la domanda mondiale di tali prodotti abbia registrato un picco senza precedenti.

Gli aumenti più sensibili hanno riguardato in primo luogo i dispositivi direttamente collegati alla gestione sanitaria dell’epidemia, quali i kit per test diagnostici (test molecolari, reattivi, mezzi di coltura, sieri), i dispositivi medici monouso (ossigeno, siringhe) e le apparecchiature specialistiche per l’ossigenoterapia; una spiccata crescita ha inoltre caratterizzato la domanda mondiale di dispositivi di protezione individuale per viso e mani (mascherine, visiere, occhiali protettivi, guanti).

Tuttavia, l’esplosione di questa domanda ha suscitato non pochi timori riguardo a un’eccessiva dipendenza di diverse economie internazionali dalle importazioni di attrezzature e dispositivi essenziali, evidenziando per numerosi Paesi un’inadeguatezza della produzione domestica.

Nella classifica dei principali esportatori ritroviamo in primo luogo la Germania, in virtù della rilevanza delle esportazioni del Paese per una pluralità di beni, quali disinfettanti, kit per test diagnostici e diversi dispositivi medici monouso.

Seguono gli Stati Uniti, con una quota di commercio mondiale superiore al 12% e una specializzazione produttiva simile al mercato tedesco, ma con una maggiore rilevanza dell’export di apparecchiature e attrezzature mediche. Infine la Cina, per la quale la specializzazione produttiva è spiccatamente legata ai dispositivi di protezione individuale: nel 2019 il Paese ha infatti detenuto circa il 35% della domanda mondiale del comparto.

Con il dilagare dell’epidemia, diverse amministrazioni tra cui l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno posto in essere un inasprimento delle barriere commerciali con l’introduzione di limitazioni alle esportazioni di prodotti per la gestione dell’emergenza.

Tale dinamica, se da un lato ha portato diverse economie a potenziare la produzione domestica di beni essenziali, dall’altro sembra aver fortemente favorito, almeno nel breve periodo, il competitor cinese.

Guardando all’Italia, di particolare rilievo è stato il fenomeno del mercato illegale dei beni anti-Covid. L’agenzia delle Dogane ha, infatti, reso noto che nel corso del 2020 sono stati sdoganati ben 7,75 miliardi di tali beni per un valore economico pari 3,10 miliardi di euro. Oltre il 45% di questi beni proveniva dalla Cina.

La pandemia ha introdotto quindi una nuova battaglia sul fronte legale ed economico che il nostro Paese si trova ad affrontare. Per farlo occorrono strumenti che al momento l’Italia non possiede, in quanto il testo unico per l’authority attualmente in forza risulta obsoleto (come gran parte della nostra legislazione).

Appare evidente che con la Brexit, la guerra dei dazi, la via della seta, quello che era opportuno nel 2000 oggi non lo è più. Serve un’evoluzione organizzativa verso un modello di autorità che sia al passo coi tempi.

L’esplosione della pandemia da Covid-19 ha generato un massiccio aumento della domanda di beni e attrezzature mediche essenziali per la gestione dell’emergenza sanitaria.

Domanda che gran parte dei Paesi non era in quel momento in grado di soddisfare: è aumentata così la dipendenza commerciale verso altri stati.

Germania, Stati Uniti e Cina risultano i principali esportatori di kit per test diagnostici, dispositivi medici monouso, apparecchiature specialistiche per l’ossigenoterapia e di dispositivi di protezione individuale.

L’inasprimento delle barriere commerciali e le limitazioni alle esportazioni di prodotti per la gestione dell’emergenza ha introdotto una nuova battaglia sul fronte legale ed economico: la gestione del fenomeno del mercato illegale dei beni anti-Covid. L’agenzia delle Dogane ha reso noto che nel corso del 2020 nel nostro paese sono stati sdoganati ben 7,75 miliardi di prodotti e attrezzature.

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