L’istruzione femminile fa paura, soprattutto a chi non ama sentire un’opinione diversa dalla propria.
Deve essere per forza così, altrimenti non si spiega per quale motivo, nel momento in cui si instaura un regime, si pensa subito a come e quando limitare l’accesso all’istruzione delle donne.
È questo il mio primo pensiero alle vicende che stanno sconvolgendo l’Afghanistan.
“Qui sappiamo che non ci faranno più lavorare, studiare o vivere la vita che scegliamo”: queste sono le parole di Maryam Sadaat, da tempo impegnata per i diritti delle donne, nell’articolo di Barbara Schiavulli.
È vero, i talebani hanno dichiarato di volersi “impegnare per i diritti delle donne all’interno della Sharia” (Fonte: Ansa).
Ma cosa significa? Difficile a dirsi.
La sharia, come spiega Luca Misculin nel suo articolo per il Post, è un insieme di principi etici e morali tradotti in leggi scritte dai giuristi, dunque si tratta di principi soggetti all’interpretazione personale di questi ultimi.
Nessuno può prevedere come tali principi verranno interpretati questa volta ma una cosa è certa: in passato, quando i talebani hanno preso il potere, la sharia venne interpretata in modo rigido, con pesanti ripercussioni soprattutto sulle donne.
La paura delle afghane è proprio questa: vedere i loro diritti calpestati e rinnegati, ancora una volta.
Tutto ciò, oltre a suscitare in me una profonda indignazione, mi fa sorgere un altro pensiero, una riflessione che forse sarà venuta in mente ad altre donne e ragazze che leggono delle vicende afghane dall’Italia.
Sono fortunata.
Sono fortunata ad aver visto tutelato il mio diritto a ricevere un’istruzione.
Sono fortunata ad essere nata in un periodo storico nel quale, nel mio Paese, il diritto all’istruzione era riconosciuto e tutelato.
Sono fortunata perché, prima di me, ci sono stati molte donne e uomini che hanno rivendicato, manifestato e combattuto affinché tale diritto fosse riconosciuto a tutti.
Non deve essere stato semplice affermare questo diritto e, per dirla tutta, non lo è neanche adesso, nonostante siano risaputi gli innumerevoli vantaggi che l’istruzione femminile comporta non solo per le donne ma per l’intera società.
“Le ragazze che ricevono un’istruzione hanno meno probabilità di sposarsi giovani e hanno maggiori probabilità di condurre una vita sana. Guadagnano redditi più alti, partecipano alle decisioni che le riguardano e costruiscono un futuro migliore per sé stesse e le loro famiglie o comunità” (Fonte: Unicef).
Ecco spiegato perché l’istruzione femminile fa così paura.
L’istruzione alimenta ciò che qualsiasi regime teme più di ogni altra cosa: il pensiero critico.
Possedere le conoscenze per valutare ciò che ci circonda ed esprimere il proprio pensiero a riguardo fa paura perché non è detto che quel pensiero sia in linea con quanto affermato dal regime stesso.
Sarà per questo che, con l’avvento del fascismo, vennero raddoppiate le tasse scolastiche alle studentesse cosicché le famiglie fossero scoraggiate nel mandarle a scuola?
Per fortuna oggi la situazione è decisamente diversa da quella di allora, tanto che, come riportato dal Rapporto BES 2020, nel 2018 in Italia il numero di donne laureate era addirittura maggiore degli uomini (231 mila le prime e 169 mila i secondi).
Un bel risultato, non credi? Eppure c’è ancora molto da fare.
Il report di Save the Children “Con gli occhi delle bambine” ci fa notare come le ragazze ottengono risultati migliori a scuola, l’abbandonano di meno e si laureano di più ma, quando arriva il momento di entrare nel mondo del lavoro, si trovano di fronte a un mondo disuguale dove a rimetterci sono proprio loro.
Illusione della finta parità: è questo il termine utilizzato da molti studiosi per descrivere questo fenomeno.
In sostanza ci sono ancora tanti diritti da rivendicare e da far rispettare ma non bisogna dare per scontato ciò che abbiamo: il diritto all’istruzione.
“Chi educa un bambino educa un uomo, chi educa una bambina educa un popolo”.
Questo è un proverbio che ho incontrato spesso lungo il mio cammino ed esprime un concetto in cui credo fermamente.
L’istruzione femminile è un elemento imprescindibile per un futuro migliore per tutti. In Italia, in Afghanistan e nel resto del mondo.