Cos’è l’ambientalismo?
Per ambientalismo si intende lo sviluppo della coscienza sociale per la difesa delle risorse naturali e per lo sviluppo sostenibile, così come l’insieme dei movimenti e delle organizzazioni ad esso ispirati.
I temi che più stanno a cuore al movimento ambientalista sono sicuramente l’inquinamento, il cambiamento climatico, la protezione di ecosistemi e di aree protette e lo smaltimento dei rifiuti, oltre al desiderio di un sistema politico democratico e pacifico.
Gli albori del movimento ambientalista
Per comprendere meglio come nasce il fenomeno ambientalista nel mondo dobbiamo salire sulla nostra macchina del tempo e tornare negli anni ’60 negli Stati Uniti d’America.
Nel 1962, la biologa e zoologa Rachel Carson pubblicò Primavera Silenziosa, una ricerca sull’uso dei fitofarmaci negli USA che portò alla coscienza delle persone di tutto il mondo gli effetti negativi di erbicidi e pesticidi sulla salute dell’uomo.
Le riflessioni della società civile su queste problematiche non tardarono a raggiungere la politica. Dai primi colloqui congiunti tra membri della Camera e del Senato si giunse alla stesura del National Environmental Policy Act (NEPA) nel 1969, il cui testo diede per la prima volta importanza prioritaria all’implementazione di politiche ambientali con la creazione del Council of Environmental Quality, una divisione dell’ufficio esecutivo della Casa Bianca.
Ciononostante, l’allora presidente Richard Nixon era restio alla creazione di una vera e propria agenzia federale. Tuttavia, le intenzioni iniziali cambiarono a causa delle continue pressioni e di alcuni casi eclatanti di inquinamento – specialmente quello del fiume Cuyahoga che nel 1969 vide diversi incendi nelle zone limitrofe dovuti alla presenza di agenti chimici infiammabili riversati nelle proprie acque.
Dopo la firma del NEPA il primo gennaio 1970, l’estate dello stesso anno iniziarono i lavori per la creazione di un’agenzia federale ad hoc: nasce così, nel 1970, l’EPA ovvero l’Enviromental Protection Agency, di cui fanno parte scienziati, ingegneri e ricercatori. Essa si occupa della creazione di standard ambientali, del supporto tecnico nella stesura di leggi a tema ambientale, di attribuzione di fondi e finanziamenti a progetti di interesse ambientale e di attività di ricerca scientifica e divulgazione.
Infine, l’EPA si occupa di monitorare l’applicazione delle proprie norme ed eventualmente sanzionarne il mancato rispetto.
Nonostante gli importanti risultati, nel corso dei decenni non sono tuttavia mancate alcune controversie che hanno coinvolto l’agenzia. Nel 2005 nove Stati denunciarono l’EPA per aver istituito una normativa sulle emissioni di mercurio molto permissiva e in contrasto con il Clean Water Act. Nel 2008 la Corte d’Appello del Distretto di Columbia confermò l’accusa: di conseguenza, l’EPA dovette riscrivere la normativa in questione.
Questo fatto si lega ad altre critiche relative ad alcune attività di lobbying. Varie inchieste giornalistiche hanno indagato possibili collusioni dell’EPA sia con politici favorevoli alle attività di fracking (una pratica molto invasiva utilizzata per estrarre petrolio e gas) sia con multinazionali come la Monsanto per la revisione di certi standard sui pesticidi. Infine, l’ex amministratore esecutivo Scott Pruitt è stato coinvolto in una lunga serie di polemiche e scandali che hanno indebolito l’immagine dell’EPA agli occhi dei cittadini.
Nonostante ciò, l’EPA approvò alcune storiche leggi ambientali, come il Clean Water Act e la Endangered Species Act, che hanno aperto la strada ad analoghe iniziative legislative anche in Europa.
L’ambientalismo in politica
In Europa il primo Partito ambientalista fu fondato in Gran Bretagna nel 1973; dapprima denominato People, poi Ecology Party ed infine Green Party, alle elezioni europee del 1989 prese il 14,5% dei voti, prima di disgregarsi in Partito Verde di Inghilterra e Galles, Partito Verde Scozzese e Partito Verde dell’Irlanda del Nord.
Il Partito Verde che raggiunse per primo un posto di rilievo nazionale in Europa fu il partito dei Verdi della Germania, nato come Partito Ecologico Democratico, che raccoglieva ambientalisti e pacifisti della Germania occidentale.
I Grüne dal 1979, anno della prima partecipazione del partito alle elezioni europee, ha visto sempre di più aumentare il consenso elettorale, fino a raggiungere alle europee del 2019 la percentuale di 20, 53% dei voti e a vincere le elezioni amministrative del marzo 2021 in due Bundesländer importanti come il Baden Württember e la Renania Palatinato, grazie all’alleanza con l’SPD, il partito socialdemocratico tedesco, e la Linke, partito di estrema sinistra.
In Italia, con la fine della seconda guerra mondiale, in concomitanza con il boom economico, nascono nella popolazione le prime preoccupazioni legate alla salvaguardia dell’ambiente naturale minacciato dall’industrializzazione e dalla vertiginosa crescita edilizia.
In questo clima, nel 1955 nasce Italia Nostra, associazione di tutela del patrimonio artistico e paesaggistico, protagonista di molte battaglie per la salvaguardia dei centri storici delle città italiane, per l’incremento del verde pubblico, contro la “cementificazione” del territorio.
Nel 1966 nasce la sezione italiana del WWF, che allarga l’azione a temi nuovi come la battaglia per la protezione degli animali in via d’estinzione, quella per la regolamentazione della caccia e dà vita a una rete di oasi e riserve naturali gestite direttamente.
Nel 1980, Maurizio Sacchi (PSI) e Chicco Testa fondarono Lega per l’Ambiente (oggi Legambiente). Il movimento fece del no al nucleare uno dei suoi punti cardine.
Dopo il referendum del 1987, alle elezioni dello stesso anno i Verdi ottennero quasi un milione di voti, ottenendo 13 seggi alla camera.
E oggi?
Oggi le istanze ambientaliste sono state portate alla ribalta dalla giovane attivista Greta Thumberg, che con le sue rivendicazioni ha risvegliato le coscienze di moltissime persone in tutto il mondo.
Ma come trasformare la protesta in un cambiamento duraturo nel tempo?
Greta si dice contraria al cambiamento climatico: fenomeno che purtroppo non possiamo arrestare, bensì arginare. Gli strumenti che abbiamo sono importanti: uno su tutti il PNNR. In esso però, purtroppo, non sono previsti veri e propri cambiamenti di paradigma: per affrontare il problema dell’inquinamento, della riconversione ecologica del settore produttivo, occorre che la politica si faccia portatrice di istanze a lungo termine, e uscire dalla logica assistenzialista dell’emergenza.
Ai giovani non serve solo un risanamento degli edifici scolastici e un seppur utile trasferimento tecnologico: i giovani hanno bisogno di una scuola che li trasformi in cittadini, con una coscienza ambientale che rifiuti qualsiasi compromesso a scapito della salute.
Lo abbiamo visto durante la pandemia e continuiamo ad averlo sotto gli occhi tutti i giorni.