Anche tu hai come l’impressione che, da quando è scoppiata la pandemia, non si faccia altro che parlare di licenziamenti, blocchi e sblocchi?
La questione dei licenziamenti ha sicuramente una grande rilevanza ma, come afferma Maurizio Ferrera nel suo articolo, non possiamo focalizzare tutta la nostra attenzione solo su questo tema, bisogna anche parlare di lavoro!
E allora parliamo di lavoro, o meglio, parliamo delle competenze che ci servono per trovare quel benedetto posto di lavoro!
Di certo sarai al corrente che il mondo del lavoro sta cambiando con sempre maggiore velocità. Probabilmente ti sarà anche capitato di sfogliare qualche classifica sulle figure professionali che prima o poi scompariranno e su quelle che invece conquisteranno la scena nei prossimi anni.
In effetti la pandemia non ha fatto altro che accelerare due processi già presenti da tempo: la digitalizzazione e la transizione ecologica.
Il fatto che costituiscano i due pilastri dell’ormai famoso PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) ci fa ben capire come questi processi siano destinati a rivoluzionare il mondo del lavoro.
Si parla infatti di “750 mila nuovi posti di lavoro legati soprattutto a digitale e verde”. Una cifra considerevole, non credi?
Digitalizzazione e transizione verde sono senz’altro un’opportunità pazzesca per tutte quelle persone in cerca di lavoro ma, come fa ben notare Franscesco Seghezzi, ci sono anche dei rischi.
Le nuove tecnologie e le modalità di lavoro sempre più green e sostenibili hanno spinto le aziende a cercare personale in possesso di nuove competenze. Ciò ha portato alla nascita di nuove figure professionali e quindi nuovi posti di lavoro.
Senz’altro una splendida notizia, peccato che non tutti posseggano le competenze necessarie per far fronte alle esigenze del mercato!
Basti pensare che, in base all’indice Desi (Digital Economy and Society Index) 2020, in Italia solo il 42% della popolazione tra i 16 e i 74 anni ha competenze digitali di base o superiori. Un bel guaio se si pensa che la digitalizzazione è considerata uno degli assi portanti della futura crescita economica.
Altro che sblocco dei licenziamenti! Qui bisogna parlare anche e soprattutto dello sblocco delle competenze!!
Come affermò la stessa ex ministra del Lavoro Nunzia Catalfo: «Dobbiamo tornare a investire sul capitale umano: da qui riparte la rinascita dell’Italia».
Finalmente l’abbiamo capito! Se non si investe sulle persone non si va da nessuna parte! Ora però vogliamo passare ai fatti. Come sblocchiamo queste competenze?
Qualcosa sembra essersi mosso. Durante il 2020, ad esempio, è stato istituito il Fondo nuove competenze con il decreto Rilancio (Dl 34/2020, articolo 88), rifinanziato ad agosto per il 2021, con il quale si consente alle aziende di convertire parte dell’orario di lavoro in formazione professionale finanziata dallo Stato.
Una misura interessante, inserita anche all’interno del PNRR dove troviamo altri due punti degni di nota:
- l’adozione del Piano Nazionale Nuove Competenze, con cui si vuole “riorganizzare la formazione dei lavoratori in transizione e disoccupati”;
- il potenziamento del sistema duale e dell’istituto dell’apprendistato per “promuovere l’occupazione dei giovani e l’acquisizione di nuove competenze tecniche e trasversali”.
Le buone intenzioni sembrano esserci, eppure non è così semplice metterle in pratica.
Prima di pensare a come fornire le nuove competenze bisognerebbe individuare quali sono e capire quali di esse mancano ai lavoratori così da stilare un piano formativo ad hoc.
Senza questo step iniziale c’è il rischio che le parole non si tramutino in fatti.
Le difficoltà da superare sono tante e molte riguardano i Centri per l’impiego, che giocano un ruolo cruciale nel compiere quest’analisi.
Ma attenzione! Trattandosi di un Piano di riforme strutturali, il PNRR ha previsto anche il potenziamento di questi Centri.
Si parla infatti di investire un miliardo e mezzo per le infrastrutture e assumere 11.600 nuovi operatori.
Sembrerebbe un piano perfetto, eppure, come racconta Luca Sabatino a SenzaFiltro, c’è bisogno di “una cabina di regia funzionante” affinché queste misure producano gli effetti sperati.
Dunque ben vengano gli investimenti sulle infrastrutture e l’assunzione di personale qualificato ma assicuriamoci di garantire un servizio di qualità in tutte le Regioni allo stesso modo!
Se la pandemia ha avuto qualche effetto positivo sicuramente è stato farci capire quanto sia importante investire nella formazione continua.
A parole sembra esserci la volontà di “sbloccare” le competenze, ma saranno in grado di passare ai fatti?
Staremo a vedere!