“Non vogliamo scuole di serie A e scuole di serie B!”. In un Paese che vive di metafore calcistiche non poteva esserci slogan migliore per attaccare qualsiasi tentativo di cambiare la scuola pubblica, ingessando così ogni dibattito a riguardo.
Eppure, guardando ai dati si scopre che l’uguaglianza di opportunità nella scuola italiana è già ora un miraggio e che la situazione non sembra migliorare.
Ma guardiamo ai fatti.
Ancora una volta, i test PISA e INVALSI ci aiutano ad avere un quadro chiaro della situazione: la scuola italiana non garantisce agli studenti una qualità dell’istruzione sufficientemente omogenea. In termini concreti, questo significa che un giovane ha possibilità di sviluppo e di benessere molto diverse a seconda della scuola che frequenta e indipendentemente dalle proprie capacità.
Questa mancanza di equità si manifesta su 3 direttrici principali:
1) la regione di appartenenza
2) il tipo di istituto scelto
3) la singola scuola frequentata
I dati più recenti, infatti, dimostrano l’esistenza di un netto divario territoriale, che si sviluppa lungo l’asse Nord-Sud e, come è noto, non è comune solo all’educazione.
Così il rapporto sui risultati italiani nei test PISA ci mostra che, in lettura, “gli studenti delle aree del Nord ottengono i risultati migliori […], mentre i loro coetanei delle aree del Sud sono quelli che presentano le maggiori difficoltà”. Gli studenti del Centro, infine, si collocano a metà, con dei risultati migliori di quelli del Sud, ma peggiori di quelli del Nord.
Questa analisi è valida anche per le competenze in matematica e scienze e viene confermata dagli esiti delle prove INVALSI, che mostrano come questa profonda differenza regionale sia presente già a partire dalle scuole secondarie di primo grado, le vecchie medie, nei risultati di italiano e matematica (mentre per inglese questa differenza emerge più marcata durante le superiori).
Per quanto riguarda le scuole superiori, la scelta del tipo di istituto frequentato influenza in maniera enorme la qualità dell’istruzione ricevuta. Dall’osservazione dei dati italiani dei test PISA, infatti, scopriamo che, in lettura, “i ragazzi dei Licei ottengono i risultati migliori […], seguono quelli degli Istituti tecnici […] e, infine, quelli degli Istituti professionali”, situazione che si ripete anche per matematica e scienze e che è confermata dai dati delle prove INVALSI.
Occorre, però, ricordare che, secondo le prove INVALSI 2019, gli studenti degli Istituti tecnici e di tutti i Licei, escluso il Liceo scientifico, ottengono dei risultati in matematica molto simili tra loro, con un leggero vantaggio degli Istituti tecnici. Questo risultato è sicuramente dovuto in parte ad una sorta di “selezione a monte” che, a causa del prestigio sociale conferitogli, attrae i migliori studenti verso i Licei, ma non è di per sé giustificabile, soprattutto se si considera che la preparazione in lettura, matematica e scienze dovrebbe costituire la base essenziale dell’educazione di ogni studente.
Infine, sempre i dati dell’OCSE mostrano che la variabilità nei risultati degli studenti italiani, ossia la misura di quanto questi risultati siano diversi tra loro, dipende moltissimo dalle differenze tra le singole scuole e non solo da quelle tra i ragazzi. Questo grande divario viene sottolineato anche dagli esiti INVALSI, che addirittura lo estendono a tutto il ciclo di studi, a partire dalla scuola primaria.
Abbiamo visto, quindi, che il sistema scolastico italiano, pur essendo pubblico e in gran parte centralizzato, ha fallito gravemente nel garantire un’istruzione di qualità a tutti e impedisce, di fatto, il raggiungimento di una vera uguaglianza di opportunità per ogni giovane, inceppando l’ascensore sociale italiano.
Noi vediamo in questa situazione il risultato dell’assenza di autonomia e flessibilità scolastica della scuola italiana, che non permette ai diversi istituti di prendere decisioni adeguate al proprio contesto e utili per risolverne i problemi specifici.
Diciamo questo guardando ad esempi come quello del Regno Unito, dove un sistema scolastico pubblico fortemente autonomo registra una differenza minima nei risultati delle diverse scuole.
Noi vogliamo dire, quindi, a quei ragazzi e studenti che pagheranno il prezzo di questa disuguaglianza e che vengono costantemente ignorati dalla politica e dai media, che un’alternativa è possibile, se si ha il coraggio di cercarla e di portarla avanti.