La condizione lavorativa dei giovani diplomati
Quali sono le alternative possibili dopo il diploma? Consideriamo, a titolo di esempio, la situazione dei diplomati del 2016 a tre anni dal conseguimento del titolo. Secondo il rapporto 2020 di Almadiploma, il 25,7% degli intervistati lavora, il 20,3% studia e lavora contemporaneamente, il 45,5% si dedica esclusivamente agli studi universitari, il 4,9% cerca un impiego e il 2,7% dichiara di non cercarlo.
Di seguito vi racconteremo la situazione lavorativa dei giovani che si sono diplomati nel 2016. Prossimamente esploreremo altri scenari post diploma e descriveremo le principali opportunità di formazione disponibili.
Al lavoro!
Indipendentemente dall’impegno in attività formative parallele, a tre anni dal titolo si dichiara occupato il 46% dei diplomati. Il 20,9% possiede un contratto a tempo indeterminato, il 26% afferma di avere un lavoro non standard (tra questi, il 17,4% è assunto a tempo determinato), mentre il 4,5% svolge la professione di lavoratore autonomo. Ancora, il 17,1% dei diplomati dichiara di essere stato assunto con un contratto formativo, il 15,3% ha un altro contratto di tipo autonomo (prestazioni occasionali, collaborazioni, etc.), mentre il 14,5%, lavora senza alcuna regolamentazione contrattuale.
Tra coloro che lavorano esclusivamente, invece, il tempo indeterminato è la tipologia di contratto più diffusa e riguarda il 31,7% dei diplomati. La quota degli occupati con contratto non standard aumenta al 28%, così come sale al 26,8% la percentuale degli assunti con contratti formativi. Si riduce invece al 3% il numero degli intervistati che lavora senza alcun contratto.
Per quanto concerne i settori, il 74,9% degli occupati è impiegato nel settore dei servizi, il 21,2% nel settore industriale e l’1,4% in quello agricolo. L’attività nella pubblica amministrazione è poco diffusa e interessa il 9,8% dei diplomati.
Considerando solo gli occupati a tempo pieno che non sono impegnati nello studio, la retribuzione media si aggira attorno ai 1.262 euro, con discrete differenze per tipo di diploma: 1.286 euro tra i tecnici, 1.253 euro per i professionali e 1.166 euro per i liceali.
Gratificazione e mismatch
Per avere una misura dell’entità del mismatch scuola-lavoro è interessante analizzare quanti diplomati ritengano di fare buon uso delle competenze apprese nel periodo di formazione. Solo il 19,6% degli occupati, infatti, dichiara di utilizzarle in misura elevata, mentre il 45,6% ammette di farne un utilizzo ridotto e il 34,6% di non sfruttarle affatto. A differenza dei liceali, i diplomati professionali e tecnici vantano attività lavorative maggiormente allineate al percorso di studio.
Come indice della qualità del lavoro, infine, Almadiploma ha indagato anche l’effettiva utilità del titolo ai fini dell’esercizio dell’attività lavorativa. A questo proposito, solo il 18,3% degli occupati afferma che il diploma sia richiesto per legge per lo svolgimento della propria mansione, mentre il 25,1% reputa il titolo di studio non richiesto ma di fatto necessario. Tuttavia, il diploma è ritenuto utile dal 35% degli occupati, mentre è considerato né richiesto né utile dal 21,2%, soprattutto dai liceali.
Tendenze 2020-2024
Secondo Anpal, dal confronto tra fabbisogno di diplomati e diplomati in ingresso nel mercato del lavoro, nei prossimi anni si stima una carenza di offerta per gli indirizzi trasporti e logistica, amministrazione, e, in misura minore, agroalimentare e costruzioni. Un eccesso di offerta si rileva invece per l’indirizzo turistico e per i licei.
Tra il 2020 e il 2024 il mercato del lavoro italiano avrà bisogno di 898 mila laureati e 902 mila diplomati, così come di oltre 680 mila lavoratori con qualifica professionale. Anpal evidenzia inoltre che nell’ambito dell’istruzione professionale l’offerta formativa disponibile potrà soddisfare solo il 60% della domanda potenziale, in particolare per gli indirizzi di meccanica, legno-arredo, logistica ed edilizia.