Il Regime Forfettario è stato introdotto dalla legge 190/2014 come alternativa al regime ordinario, con l’obiettivo di ridurre le imposte per le imprese a basso reddito. Sono circa 40 mila i contribuenti che hanno aderito a tale regime: si parla del 70,2% delle persone fisiche che hanno avviato un’attività dal 2014 ad oggi. Avranno fatto tutti le giuste considerazioni?
Spesso infatti si ricorre con molta leggerezza alla Partita Iva in regime forfettario, attratti dalla semplicità di gestione e dall’aliquota particolarmente bassa. Non è raro nemmeno trovare datori di lavoro che propongono una collaborazione esterna al posto di una regolare assunzione, con la scusa dell’aliquota agevolata. Ma il regime forfettario è sempre conveniente ?
Prima di tutto occorre verificare se si possiedono i requisiti di accesso a tale regime. Il limite di fatturato è senz’altro quello più noto. Nel 2019 tale limite è stato innalzato da 30.000 a 65.000 euro, consentendo l’accesso a molti più contribuenti. Tuttavia nel 2020 sono stati introdotti dei requisiti più stringenti, come il limite sulle spese complessive per il personale, che non deve superare i 20.000 euro lordi annui.
Inoltre, bisogna accertarsi di non rientrare nelle cause di esclusione.
La semplicità di gestione è senza dubbio un pregio del regime forfettario. È infatti previsto per le Partita Iva forfettarie l’esonero dall’obbligo della tenuta della contabilità, dei libri Iva, del registro dei beni ammortizzabili. E ancora l’esonero dall’applicazione dell’Irap, Irpef, addizionale regionale, addizionale comunale e dalla presentazione della dichiarazione Isa. I contribuenti in regime forfettario sono altresì esonerati dalla applicazione della ritenuta di acconto sui compensi.
Questa semplificazione conduce inevitabilmente a minori costi di gestione.
Guardando all’aspetto economico, la Partita Iva forfettaria si avvale di un’imposta sostitutiva del 15% ( che si abbassa a 5% per i primi 5 anni di attività) a differenza di tutte le altre imposte sui redditi. In più è prevista una riduzione del 35% sulla contribuzione degli iscritti alla sezione Inps artigiani e commercianti, generalmente un grosso fardello per gli imprenditori italiani.
Ma… c’è sempre un ma. Ci sono infatti situazioni in cui si finirebbe per pagare di più.
Ciò è dovuto a due importanti caratteristiche del Regime Forfettario:
- la non deducibilità dei costi reali
- nessuna detrazione (quindi non è possibile recuperare spese mediche, costi per figli a carico ecc., ad eccezione dei contributi previdenziali versati)
Chi applica il regime forfettario determina il reddito imponibile (l’ammontare su cui si calcola l’imposta) applicando, all’ammontare dei ricavi conseguiti o dei compensi percepiti, il coefficiente di redditività previsto per l’attività esercitata.
Questo quindi è un vantaggio solo fino a quando i costi reali sono inferiori a quel coefficiente – In caso contrario si avrà una base imponibile superiore.
Ci sono quindi dei casi in cui è conveniente adottare questo regime fiscale? Si, ci sono due principali situazioni vantaggiose:
- quando non si hanno importanti spese da detrarre
- quando si svolge un’attività economica con pochi costi (l’esempio classico è il professionista freelance)
La Partita Iva forfettaria ha dunque pregi che la rendono sicuramente appetibile a molti. Ma prima di scegliere è bene considerarne i difetti, facendosi aiutare anche da un commercialista.
Inoltre, essendo un’imposta fissa perde il principio di equità sancito dalla Costituzione tipico delle imposte progressive, che aumentano con l’aumentare del reddito. Mentre il regime forfettario, applicando un’aliquota unica, non attua alcuna distinzione tra un reddito di 5.000 euro annui ed uno di 50.000 euro annui.È per questo limite che la conferma del Regime Forfettario viene ogni volta messa in discussione quando parliamo di riforma fiscale. Anche gli attuali lavori parlamentari propongono di sostituire il regime con la mai nata IRI. Se questo sia l’anno dell’addio al Forfettario lo scopriremo presto, ma ci si auspica che non ci siano eccessivi stravolgimenti all’assetto tributario delle tantissime Partita Iva che vi hanno aderito, già fin troppo in bilico.