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Guide turistiche. Una categoria sempre ai margini

Mentre le guide abilitate sono senza reddito da mesi e le aspiranti non possono abilitarsi per mancanza dei bandi, ecco le Giornate d’autunno del FAI, un insulto a tutta la categoria

La guida turistica in Italia: più che una professione riconosciuta, sembra una barzelletta. Ne avevamo già parlato QUI  qualche mese fa, e sicuramente nel frattempo la situazione non è migliorata. 

Anzi, la pandemia ha colpito l’intero settore come un uragano e le guide turistiche sono rimaste quasi del tutto senza lavoro

 Infatti, la stagione turistica 2020 non è mai iniziata: cancellate le gite scolastiche, i viaggi organizzati e ridotte le vacanze a causa della crisi, quest’anno la domanda di prestazione delle guide turistiche da parte di famiglie e comitive ha subìto una pesante battuta d’arresto. Soprattutto per chi lavora con i gruppi di turisti stranieri – cioè una buona maggioranza delle guide abilitate – la situazione è drammatica: non potendo contare sugli arrivi dall’estero a causa della crisi economica e della paura generalizzata del contagio, la possibilità di lavorare si è molto ridotta.

Anche le misure di restrizione applicate al transito internazionale hanno contribuito a disincentivare le vacanze in Italia per chi viene dall’estero. L’estate è andata forse un po’ meglio, ma l’arrivo dell’autunno non preannuncia di certo niente di buono. Il timore è che la situazione di emergenza durerà ancora a lungo, rendendo di fatto il 2020 un anno privo di reddito per tutte le professioni legate al turismo e alla cultura.  

Nonostante si continui a ripetere che il settore è stato uno dei più duramente colpiti dalla pandemia e che nessuno verrà abbandonato dallo Stato, la categoria delle guide finora non ha ricevuto assolutamente nulla, a parte i famosi 600 euro di questa primavera destinati ai titolari di partite Iva. Ci si rende conto però che, in un’annata a lavoro zero, 600 euro al mese (e solo per una manciata di mesi) difficilmente possono essere considerati un reddito sostitutivo.

Chi invece lavora tramite associazioni e cooperative non ha ricevuto nemmeno quelli, e vive con la consapevolezza che ci vorrà almeno un altro anno per vedere la ripresa.

Ecco perché nelle ultime settimane moltissime guide si sono riunite per protestare nelle piazze e denunciare la situazione: dalla Liguria al Lazio, l’intera categoria è in rivolta per le condizioni di lavoro impossibili e la mancanza di un piano di sostegno al settore da parte del governo.

A Roma, le guide turistiche protestano per le assurde misure anti-contagio che impediscono loro di lavorare: a Castel Sant’Angelo si entra in massimo 13 persone, mentre alla Galleria Borghese  possono entrare soltanto 3 gruppi con guida ogni due ore. Molti musei sono ancora chiusi, o non hanno più aperto dopo il lockdown. Molti probabilmente chiuderanno a breve.

Conosciamo già tutti i problemi che affliggono il lavoro delle guide turistiche: la situazione normativa confusionaria, i bandi che mancano da anni, il riconoscimento professionale difficoltoso e disomogeneo tra regioni. La situazione è paradossale e sembra che abilitarsi come guida turistica sia diventato quasi impossibile.

Come se non bastasse, ci si mette anche l’immancabile volontariato: anche in questo ambito c’è infatti un pullulare diffuso di associazioni che propongono iniziative ed eventi gratuiti, sottraendo lavoro alle guide abilitate.

Negli ultimi giorni, la situazione drammatica ha finalmente convinto il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini a promettere la cifra di 20 milioni di euro da destinare al sostegno delle guide turistiche titolari di partita Iva e residenti in Italia. Il bonus sarà diviso in egual misura tra coloro che ne faranno richiesta e ne avranno diritto, ma sarà comunque limitato a 5000 euro a persona.

Una buona notizia, ma come al solito arrivata dopo mesi di proteste e manifestazioni: un altro segnale di quanto i professionisti dei beni culturali siano per la maggior parte del tempo ignorati anche dallo stesso Ministero.

Ma in tutto questo terribile quadro, ecco arrivare l’ultima inaccettabile mazzata: le famose Giornate Fai d’Autunno, che da anni assillano il settore dei beni culturali.

Il FAI Fondo Ambiente Italiano – è una fondazione senza scopo di lucro, sorta con l’intento di agire per la tutela, la salvaguardia e valorizzazione del patrimonio artistico e naturale italiano attraverso il restauro e l’apertura al pubblico dei beni storici, artistici o naturalistici di sua proprietà. 

Ogni anno c’è un weekend in primavera e uno in autunno in cui è possibile visitare moltissimi siti e beni culturali normalmente inaccessibili. Iniziativa nobile, se non fosse che il personale che si occupa di guidare i visitatori non è costituito da guide turistiche, ma da volontari ingaggiati per due giorni. Le visite sono – ovviamente – a pagamento, ma tutti i fondi raccolti vanno direttamente nelle tasche del FAI. 

Il ricco programma di quest’anno ha coinvolto chiese, palazzi e ville di tutto il paese, e rispondeva all’assurdo e quantomeno inappropriato slogan di “Ricordiamoci di salvare l’Italia”.

Ora, come una società privata possa salvare l’Italia grazie a visite guidate condotte da volontari e una raccolta fondi destinata al solo scopo di ingrossare le sue casse, nessuno lo sa. 

Quello che è più sconvolgente è che il Ministero dei Beni Culturali ha promosso l’iniziativa in tutti i modi possibili: anche il ministro in persona ha rilasciato diverse interviste in cui si dichiarava che “la Fondazione indica un percorso importante per il turismo”.

Per fortuna non tutti guardano al FAI come al salvatore del patrimonio italiano: le Giornate d’Autunno, da sempre guardate con astio – e non solo – da tutto il comparto delle guide turistiche e dai professionisti della cultura, quest’anno hanno sollevato un vero e proprio pandemonio

Il tutto è iniziato quando il FAI ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un post che esortava a proporsi come volontari per le visite:

“Ti piace raccontare la bellezza dei luoghi che ami? Sei convinto che il territorio in cui vivi sia ricco di tesori eccezionali che ti piacerebbe far conoscere agli altri? Condividi con noi la tua passione: diventa volontario per le Giornate FAI d’Autunno”

Per tutta risposta, sotto al post sono apparsi centinaia di commenti negativi, critiche ed insulti del tipo:

Perché quest’anno invece dei volontari non chiamate le migliaia di guide che sono a casa a causa COVID?

Vergognatevi, il settore del turismo è alla fame e voi cercate volontari. Il lavoro si paga, è vergognoso questo lucro sul volontariato più o meno finto. Ci sono professionisti senza lavoro!!!

Basta!!! C’è gente che passa la vita a studiare e a migliorarsi per saper raccontare. Voi veicolate il messaggio che chiunque lo possa fare, che quindi una guida o un accompagnatore sia una figura inutile. Vergognatevi

Dopo alcuni giorni, il post è stato clamorosamente rimosso, con tanto di giustificazione firmata dalla fondazione che chiariva che la sua missione è “permettere al maggior numero possibile di monumenti di avere un futuro” e che “l’impegno dei volontari ha un inestimabile valore sociale in ogni ambito, non solamente quello culturale”. Aggiungeva inoltre che il FAI è una fondazione senza scopo di lucro. Si, certo: però resta comunque una fondazione privata che investe i suoi guadagni nell’acquisto e restauro di proprietà che poi apre al pubblico (a pagamento) soli due giorni all’anno. Parlare di “patrimonio italiano” sembra quindi un po’ improprio. 

Sotto, altri migliaia di commenti di protesta di guide turistiche e operatori della cultura. Addirittura alcuni denunciano il fatto che molti beni culturali inaccessibili per le visite private organizzate da guide turistiche non abbiano avuto alcun problema ad aprire le porte al FAI. Uno per tutti, Monte Testaccio a Roma, da mesi chiuso alle visite e agli interventi di archeologi, storici dell’arte e guide abilitate romane e per il Fai invece, magicamente aperto e disponibile a visite guidate (a pagamento) per tutta la giornata, condotte da volontari senza competenze.

Eppure, il FAI gode del pieno appoggio niente di meno che della RAI (che si dichiara main media partner) e del Ministero dei Beni Culturali

Ci chiediamo dunque, perchè incentivare l’abilitazione delle guide turistiche e supportarle nel periodo di emergenza, quando si può appoggiare una fondazione che utilizza volontari non pagati per svolgere il loro lavoro? E non solo, addirittura promuovendo l’iniziativa in tutti i modi facendola passare per un progetto grazie al quale “si salverebbe il patrimonio italiano” e si “supporta l’intero settore, schiacciato dalla pandemia”. 

La situazione è a dir poco inaccettabile.
Quando si inizierà a riconoscere il merito e la competenza di chi ha studiato per svolgere una professione, potremo parlare di salvare l’Italia. Ma nel frattempo, quello che resta è solo disprezzo.

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