Se ne parlava già due anni fa e alla fine il bando tanto atteso è stato pubblicato. Nel frattempo la situazione nelle scuole è diventata disperata: era già critica prima della pandemia, ma ora – tra le misure anti-contagio e i numerosi docenti che chiederanno l’esonero perché soggetti a rischio – c’è il pericolo che diventi irrisolvibile.
Per quest’anno scolastico le cattedre vuote sono state quantificate in 85mila, ben 20mila in più rispetto allo scorso anno. Lo riporta un’analisi della Cisl: a causa di continue scelte sbagliate e una politica che non ha garantito la stabilizzazione del personale, ci troviamo quest’anno a dover rattoppare i buchi di 31mila docenti nelle scuole superiori, 29mila alle medie e 18mila alle elementari.
Il concorso ordinario era stato messo in cantiere già nel 2018 e avrebbe dovuto svolgersi a fine 2019. Ma tra continui rinvii è stato pubblicato solo ora e si svolgerà in autunno.
E non sarà soltanto uno, ma due: quello ordinario, a cui possono accedere i laureati magistrali con 24 cfu in ambito pedagogico, psicologico e didattico e quello straordinario per chi ha accumulato 36 mesi di servizio tra precariato e supplenze a termine.
C’è da dire che il percorso per diventare docenti è lungo e complesso e i requisiti sono cambiati diverse volte negli ultimi anni. Fino ai primi anni duemila per insegnare alla scuola elementare non serviva nemmeno la laurea, oggi invece è necessaria quella specifica in Formazione primaria. Per medie e superiori invece è richiesta una laurea magistrale coerente con la propria materia, e da un paio d’anni anche i 24 cfu aggiuntivi in ambito didattico. Negli ultimi mesi si è parlato dell’istituzione di una nuova “abilitazione all’insegnamento” simile a quella che c’era nel 2014, al posto degli attuali 24 cfu. Sarebbe la terza modifica alla normativa nel giro di tre anni.
L’ultimo reclutamento di massa risale al lontano 2012: in otto anni i pensionamenti sono stati migliaia e le assunzioni pochissime (praticamente solo quelle della procedura straordinaria del 2016, riservata però solo a chi aveva già diversi anni di servizio). Va da sè che la situazione attuale sia piuttosto drammatica.
Ed ecco perché le domande di ammissione alla procedura selettiva sono state quasi mezzo milione: 430mila per medie e superiori, più altre 76mila per infanzia e primaria. Nessuna sorpresa al Ministero, la ministra Azzolina ha dichiarato anzi che c’era da aspettarselo, vista la latitanza dei concorsi negli scorsi anni.
Quello che colpisce di più tuttavia, non è il numero altissimo di domande, ma la divisione per fasce d’età: soltanto 1 aspirante insegnante su 3 è under 30. Il che significa che la maggioranza convive con il precariato da diversi anni, e che non è stata in grado di stabilizzarsi a causa della mancanza di concorsi.
Analizzando i candidati per l’infanzia e la primaria, addirittura il 53% ha più di 40 anni. Si parla quindi di 41mila insegnanti che da dieci o quindici anni lavorano a singhiozzo tra supplenze e precariato, senza ferie, senza stipendio nei mesi estivi e senza sicurezze.
Ma la vera domanda è: i posti messi a concorso basteranno a coprire le cattedre vuote? Purtroppo, probabilmente no.
A rigor di logica, i buchi sono 85mila e i posti 80mila, ma pensare di riuscire a reperirli tutti è una visione molto ottimistica. Il problema non è tanto per il numero dei posti, ma più che altro per la loro distribuzione per regione e classe di concorso: ad esempio i posti per le materie letterarie negli istituti superiori sono 413 in Lombardia, ma solo 32 nelle Marche. Per matematica invece dei 3124 posti in tutta Italia, la regione dell’Umbria ne offre solo 35.
Aggiungiamoci il fatto che al momento della compilazione della domanda è possibile scegliere solo la regione preferita (e non la provincia, che viene assegnata con il ruolo) e ci rendiamo conto che difficilmente si riuscirà a trovare le persone giuste al posto giusto. Accettando la scuola assegnata, infatti, c’è l’obbligo di permanenza per 5 anni: è chiaro che un insegnante di Varese ci penserà due volte prima di accettare una cattedra a Mantova, che pur essendo nella stessa regione, dista 240 km da casa.
Insomma, staremo a vedere. Da non dimenticare poi che i docenti che vinceranno il concorso entreranno in ruolo solamente l’anno prossimo.
Nel frattempo in questi giorni sono uscite le graduatorie dei precari destinati a coprire le supplenze di quest’anno, ma i problemi non sono mancati nemmeno in questo caso. Molti docenti hanno riscontrato errori nei punteggi e inesattezze nei dati, oltre a denunciare numerosi malfunzionamenti del sito dedicato.
Un altro segnale che evidenzia quanta strada abbia ancora da fare la scuola italiana per poter diventare un servizio efficiente.Intanto, un grosso in bocca al lupo a tutti i candidati.