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I laureati nei teatri pagati 5,75 euro all’ora

Lavorare nella cultura prevede troppo spesso uno stipendio da fame e un inquadramento contrattuale degradante per i titoli professionali conseguiti con anni di impegno. Scopriamo come funziona il lavoro nei teatri.

Il sogno di molti studenti di Storia dell’Arte e Beni Culturali è poter mettere a frutto le proprie competenze in un museo, in un teatro o in un ente culturale. Ma per come stanno le cose attualmente, ciò si rivela ben presto destinato a rimanere un sogno.

In questo settore l’attesa dei concorsi, gli stage sottopagati e il volontariato rendono la gavetta lunghissima ed è davvero difficile ottenere una posizione lavorativa qualificata. Nell’attesa molti aspiranti professionisti della cultura pur di fare curriculum entrano nei musei o nei teatri coprendo le mansioni più disparate, sperando poi di poter salire.

Una di queste è la maschera di teatro: quella figura che si occupa dell’accoglienza, dell’accompagnamento degli spettatori e della sorveglianza durante gli spettacoli.

Generalmente chi è interessato a questo tipo di lavoro porta il proprio curriculum direttamente al teatro. Sbagliato: i teatri – come anche i musei e le biblioteche – sempre più spesso ricorrono infatti a gare d’appalto per l’affidamento dei servizi a soggetti terzi (associazioni e cooperative) che funzionano nella logica del massimo ribasso. Le cooperative che propongono i prezzi più bassi vengono avvantaggiate, e questo si ripercuote sulle paghe misere dei lavoratori.

La paga base è di 5,75 all’ora. Raramente si va oltre i 6,50. E nessuna tutela: nessuna maggiorazione per i festivi, né permessi di malattia; e allo scadere dell’appalto (normalmente ogni 3 o 5 anni), potrebbe subentrare una nuova cooperativa che non è tenuta ad assumere il personale già in servizio.

Una parte di colpa è imputabile all’inquadramento contrattuale: le maschere di solito sono assunte con contratti di collaborazione o a chiamata: lavorano quindi soltanto quando ce n’è bisogno, senza orari fissi e un minimo di ore lavorative garantite, dipendendo alla programmazione degli spettacoli. La stima del guadagno mensile è quindi impossibile.

Molto diffuso è anche il contratto Multiservizi, che è quello utilizzato per gli operatori delle mense scolastiche e delle pulizie. Laureati e plurititolati vengono quindi pagati come chi ha la terza media.

E’ davvero triste vedere giovani che hanno studiato ed investito anni di formazione che si trovano costretti a firmare contratti da operai e a svolgere mansioni inadeguate alle loro qualifiche.

Infatti, anche se queste professioni attirano in gran parte laureati umanistici che non riescono a trovare di meglio nel loro settore, per fare la maschera di teatro non ci sono requisiti formativi particolari. È comunque importante la gentilezza e la propensione al contatto con il pubblico, oltre al possesso dei certificati di idoneità di Primo Soccorso e Antincendio, obbligatori per garantire la sicurezza dei locali.

Questi certificati si ottengono frequentando un corso e sostenendo un esame finale sia teorico che pratico, quasi sempre a spese del lavoratore, costretto a sborsare diverse centinaia di euro solo per poter lavorare.

Alcune cooperative propongono dei prezzi agevolati tramite enti convenzionati, mentre quelle che spesano la formazione dei propri lavoratori sono quasi esseri mitologici. Nella maggioranza dei casi, il primo periodo di lavoro serve quindi soltanto ad ammortizzare le spese.

Il problema sarebbe in parte risolvibile se fossero direttamente gli enti ad assumere il personale invece di affidarsi alle cooperative intermediarie, che si intascano buona parte del guadagno.Fece scandalo la vicenda del 2015 sugli introiti del Colosseo: per 20 anni allo Stato è arrivato poco più dell’11% dei guadagni, mentre tutto il resto era incassato dalle cooperative concessionarie. Le cooperative in questione finirono sotto inchiesta per frode fiscale, ma nel frattempo hanno continuato ad avere l’affidamento dei servizi. Il nuovo bando di gara è stato pubblicato soltanto a ottobre 2019, ma a causa del Coronavirus la scadenza è stata diverse volte prorogata. Attualmente risulta essere a luglio 2020: a breve vedremo chi si aggiudicherà il nuovo appalto da 593 milioni di euro, quanti di questi finiranno nelle tasche della soprintendenza e quanti in quelle dei lavoratori con contratto Multiservizi.

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